Cibo sintetico: uno spettro si aggira per l’Europa

Lillo Alaimo Di Loro (Italia Bio): agricoltura biologica, trasparenza e responsabilità dei consumi, ultimo baluardo a difesa del “cibo reale”

Latte sintetico, miele artificiale creato in laboratorio, farina di insetti e tanto altro ancora. Ci aspetta un futuro in cui il cibo per le nostre tavole sarà progettato, omologato e prodotto in laboratorio piuttosto che nelle nostre campagne? «Da più parti circolano pericolose ipotesi, alcune purtroppo divenute realtà – tra cui le farine proteiche da insetti, Tea, carne, latte e miele sintetico – e si vorrebbe far credere ad ogni costo che sia necessario e urgente modificare radicalmente il paradigma del cibo, sino ad affermare l’idea che esso non debba essere necessariamente legato alla terra, ai territori e soprattutto alla pratica agricola, ma sia semplicemente il frutto di un’alchimia chimico-industriale, orientata ad un nuovo modello che ha per riferimento un’unica dieta omologata e mondiale. Crediamo che ciò comporti un grave pericolo per l’umanità e per l’ambiente che la ospita», denuncia Lillo Alaimo Di Loro, presidente di Italia Bio.

Le brutte notizie che riguardano il cibo ribalzano sul web: prima gli alimenti a base di farina di insetti, poi la carne coltivata, adesso il latte sintetico con cui fare formaggi e yogurt (a cui mostrano grande interesse alcuni grandi marchi europei) e per ultimo il miele artificiale grazie al quale addirittura – a detta dei suoi sostenitori – non ci sarebbe impatto sull’ambiente, si salverebbero le api dall’estinzione e addirittura verrebbero favorite anche le tante specie di impollinatori selvatici con cui le api sarebbero in contrapposizione.

Come si pone il “Bel Paese” di fronte a questo disastro antropologico culturale? Il governo italiano ha recentemente investito sul concetto di sovranità alimentare (tanto da cambiare in tal senso il nome del ministero all’agricoltura), ma ciò evidentemente non basta ad arginare tutti gli attacchi al cibo naturale, promossi e imposti ai Paesi membri dalle disposizioni europee.

Dopo la temporanea vittoria sul fronte “carne coltivata”, di cui l’Italia si è resa protagonista bloccandone produzione e consumo sul territorio nazionale, è il caso dei quattro decreti interministeriali (Agricoltura, Imprese e Made in Italy e Salute) dello scorso 6 aprile e solo di recente pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale (la n. 302 del 29 dicembre scorso) con i quali, prendendo atto della autorizzazione europea al consumo umano delle farine di insetti, (parliamo della larva gialla della farina Tenebrio molitor, della Locusta migratoria, delle larve di verme della farina minore Alphitobius diaperinus e del grillo domestico Acheta domesticus), si tenta di consentire al consumatore italiano di essere informato sulla presenza di tali ingredienti nei cibi di uso quotidiano e di potere operare una consapevole scelta. L’Italia ha deciso, infatti, di introdurre l’obbligo di un’etichetta ben visibile che informi il consumatore su tipologia di insetto presente, quantità di insetti utilizzata, paese d’origine e informazioni relative a rischi legati a reazioni allergiche. «Proprio quest’ultimo aspetto, cioè l’obbligo di riportare in etichetta che “tale ingrediente può provocare reazioni allergiche nei consumatori con allergie note ai crostacei etc.”, ancor più all’interno di un provvedimento firmato anche dal ministro della Salute, deve fare riflettere sulla sicurezza sanitaria dei “novel food”» osserva il presidente di Italia Bio.

Preoccupazione che va ragionevolmente estesa al latte prodotto “senza mucche” e al miele prodotto “senza api” e a cosa altro ancora non sappiamo ma che sicuramente “cova” nei laboratori di ricerca, pubblici e privati e delle start up che troppo spesso rimandano alle solite “multinazionali globali”.

In tale contesto è molto scoraggiante l’atteggiamento ondivago dell’Unione Europea che, mentre da una parte spinge per convertire al biologico entro il 2030 almeno il 25 per cento della superficie agricola utilizzabile dell’Unione, dall’altra autorizza la produzione e l’immissione in commercio per il consumo umano di alimenti talvolta inappropriati al nostro metabolismo (come è il caso degli insetti che contengono “chitina”, componente che l’uomo per sua natura non digerisce) o “fabbricati” con processi chimici da laboratorio e senza alcun intervento della natura.

«Di fronte ad aberrazioni simili possono fare molto le scelte responsabili dei consumatori che, consapevoli della straordinaria cultura del cibo di qualità di cui il biologico italiano è custode e di una corretta e trasparente informazione, potranno favorire od ostacolare il successo dei “nuovi alimenti chimico-industriali” che nulla hanno a che fare con il “cibo reale” e con la cultura della terra di cui questo è ambasciatore», afferma Di Loro.

Ci si augura che le campagne informative sulla qualità del cibo biologico e la validità della dieta mediterranea che verranno messe in campo in questo 2024, possano contribuire a migliorare la generale consapevolezza che solo l’agricoltura biologica produce cibo sano, sostenibile e solidale capace di nutrire i popoli e consentire il naturale diritto alla felicità, oltre a contribuire nel prevenire e contrastare efficacemente le emergenze contemporanee, a cominciare dalla “confusione climatica”.