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L’Ue rinnova un pesticida tossico: 7 anni di deroga per l’8-idrossichinolina

Sette anni di proroga per una sostanza classificata come tossica per la riproduzione, nonostante dati incompleti e il parere critico dell’Efsa. È quanto deciso a metà maggio dal Comitato SCoPAFF (Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed) dell’Unione Europea, che ha approvato il rinnovo dell’uso dell’8-idrossichinolina, noto anche come chinolin-8-olo, fino al 2032.

Il pesticida rientra nella lista dei “Toxic 12” di Pan Europe, le dodici sostanze più pericolose ancora autorizzate nell’agricoltura europea. Secondo la normativa Ue, sostanze simili possono essere impiegate solo in “condizioni di esposizione trascurabile”, una clausola eccezionale che richiede misure rigorose: sistemi chiusi, assenza di residui negli alimenti, protezione totale degli operatori.

Ma le condizioni imposte non sembrano trovare riscontro nella realtà: il rinnovo consente infatti l’uso in serre permanenti tramite irrigazione a goccia, dove le temperature possono facilmente superare i 40°C, ben al di sopra dei 20°C previsti nei test ufficiali. Questo aumenta significativamente il rischio di emissioni, rendendo i modelli di esposizione utilizzati poco credibili.

Anche l’Efsa ha sollevato diverse criticità. Tra le più gravi, l’assenza di dati sull’esposizione dei gruppi vulnerabili, in particolare i bambini che vivono in aree agricole. Inoltre, scenari realistici di guasti tecnici mostrano rischi di esposizione per gli operatori superiori ai limiti di sicurezza.

Nonostante le pressioni di Ong e associazioni ambientaliste, come Pan Europe, la Commissione europea ha optato per un via libera che appare fondato su stime ottimistiche e scenari teorici, ignorando il principio di precauzione. “Affidarsi a ipotesi irrealistiche mina anni di progressi”, ha dichiarato Salomé Roynel di Pan Europe.

L’organizzazione chiede ora agli Stati membri di reagire, vietando la sostanza a livello nazionale, nonostante l’autorizzazione europea resti valida fino al 30 giugno 2032. Questa decisione riaccende il dibattito sul reale impegno dell’Unione nella riduzione dei pesticidi pericolosi. E rischia di incrinare la fiducia dei cittadini verso le istituzioni che dovrebbero tutelare salute e ambiente