Cibo,territorio e dieta:“a ciascuno il suo”

di Lillo Alaimo Di Loro

La narrazione del cibo e la sua descrizione indiretta nell’opera letteraria sciasciana rappresentano la creazione di nuovi e capillari punti di resistenza di diversità culturale e quindi di identità storica e territoriale, antefatto di ogni interazione creativa tra i popoli.

Ma le dinamiche del cibo, nel mondo globalizzato, rimandano oggi, come allora, semmai con una maggiore consapevolezza, a delle
riflessioni squisitamente intellettuali, sempre care allo scrittore racalmutese. In primis il valore della verità: la ricerca della verità, croce e delizia di tutta la produzione sciasciana.

Vi è traccia eloquente in Candido, quando ad uno dei personaggi del libro viene detto: «Non è che la verità non sia bella: ma a volte fa tanto di quel danno che il tacerla non è colpa ma merito».
Riflessione che non solo dimostra quasi in modo sconcertante quanto il messaggio sciasciano sia attuale ma che, se trasferito al tema del cibo, apre la grande questione della qualità dell’alimentazione, dell’accesso al cibo ma soprattutto della sostenibilità dei sistemi di produzione agricola. Racchiude verità che la società moderna, ipocritamente, preferisce ignorare.

Oggi, il cibo che nutre, e in parte avvelena buona parte dell’area occidentale ed industrializzata del mondo, viene prodotto soprattutto in modo industriale ed energivoro. L’impatto del settore agricolo-industriale produce depauperamento delle risorse fossili, inquinamento ed eccedenze. I modelli produttivi, perseguendo obiettivi prevalentemente economici, di fatto hanno trasformato il cibo in una qualsiasi merce di scambio e l’atto della sua produzione in un semplice processo industriale e meccanico, in luogo dell’originario atto di amore verso la terra. Per fortuna questo disastro ha un suo naturale limite.

Oggi infatti circa l’80% dell’umanità si nutre grazie all’agricoltura familiare: nelle nostre aree rurali ma soprattutto nel mondo. Sono le donne, mamme, figlie e nonne in prevalenza, ad occuparsi direttamente della produzione del cibo necessario al sostentamento delle loro famiglie. E lo fanno senza ricorso ai veleni dei sistemi industrializzati esogeni, piuttosto con un approccio che oggi diremmo endogeno, basato sulla valorizzazione dei “saperi” e delle qualità territoriali: un irrinunciabile baluardo anche contro la massificazione dei modelli alimentari che adotta consapevolmente corretti principi di dieta.

Come dire: il cibo che consolida sempre di più il suo ruolo di collegamento tra territorio e cultura del buon vivere, in modo che ciascun territorio possa al meglio produrre quanto serve per una corretta alimentazione, nel modo migliore e insieme più lieve. Come avrebbe detto il maestro di Regalpetra: «a ciascun territorio la sua agricoltura a ciascun popolo la sua dieta».

La ragione del cibo – Leonardo Sciascia a tavola
di Lillo Alaimo Di Loro
Salvatore Sciascia Editore – pagine 112

Prendendo spunto dai ricordi di Vito Catalano, nipote dello scrittore di Racalmuto, Lillo Alaimo Di Loro traccia un ritratto singolare di Leonardo Sciascia: amante della buona cucina e della convivialità, molto attento al gusto dei cibi e pronto a mettersi ai fornelli per
sperimentare pietanze nel solco della tradizione siciliana o per inventarne di nuove.

Dall’immaginario dello scrittore in famiglia e dai riferimenti alla sua opera letteraria, seguendo il filo della memoria individuale e collettiva, il libro esplora i temi più disparati ma collegati tra loro e tutti riconducibili al cibo e alla sua “Ragione”.

Calogero Alaimo Di Loro, al secolo Lillo, classe 1964, vive a Racalmuto. Agronomo, lavora presso il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei templi di Agrigento. Già direttore della rivista BioagriCultura, è convinto sostenitore delle ragioni dell’ambiente, dell’agricoltura biologica e della sovranità alimentare. Nel 2017 promuove il premio letterario “il contesto”, con sede a Racalmuto.